Con la regia di Enrico Maria Falconi
Con Ramona Gargano, Anna Baldoni, Roberto Fazioli e Enrico Maria Falconi
Tratto dal celebre romanzo di Herman Melville
Lo spettacolo, in scena al Teatro Ambra Garbatella di Roma, dal 27 aprile, è la personale rilettura che Enrico Maria Falconi ha dato al celebre romanzo di Melville. Con un cast corale si darà la caccia alla Balena Bianca che, in questa lettura scenica, rappresenta la propria visione del divino. Quel “mostro” che “non si mostra” se non alla fine, attraverso un suo angelo, e che Ismael sente di avere già dentro e che ritrova nel capitano Akab e nel suo equipaggio “surreale”. La città di Nantucket, rappresentata nell’esterno del Teatro, è l’ultimo lembo di terra prima del mare. Da lì, il giovane Ismael arriva per partire. Un viaggio in cerca di se stesso. Un viaggio che necessità non di terra ferma bensì di terra mobile, ossia di Mare. Ismael percepisce così che solo nella mutevolezza dell’acqua può trovare il suo posto fermo. Il Pequod, la baleniera su cui si imbarca Ismael, è metafora del Pianeta Terra. Una visione “illuminista” dove l’uomo crede di essere al centro di tutto e non si accorge che il Leviatano (la Balena Bianca) ha già, come creatore, ingurgitato il Pequod ( e, quindi, la Terra). Solo Akab, che fonde in se il suo essere Ulisse che Caronte, sa quale è la conclusione ma, sebbene ne sia cosciente, non può fare a meno di condurre l’equipaggio verso una fine naturale. Tale epilogo è irrinunciabile in quanto lo stesso Akab non può sfuggire alla sua fame di conoscenza. Un viaggio il cui arrivo è ancora il viaggio. In un epilogo inaspettato nella manifestazione di quello che gli uomini credono sia Dio ma, forse, è solo un suo emissario.